L’ origine etimologica della parola coniuge cum iugo, “col giogo” richiama lo strumento di legno con cui si tengono uniti i buoi per il lavoro nei campi, quindi ha a che fare con la costrizione, con l’ immagine metaforica di due individui il cui mandato è quello di vivere per portare avanti la famiglia, senza però potersi mai guardare, mai incontrare, ma percorrendo due strade parallele. Questo rimanda ad una visione tradizionale della famiglia, più presente fino a qualche generazione fa, mentre oggi prevale una dimensione più intima e coinvolgente della vita di coppia, in cui ognuno dei partner ha il compito di “curare” e di “occuparsi” non solo del sistema famiglia, ma anche dell’altro partner, del suo benessere emotivo.
Ciò ha notevolmente complicato le cose, perché ci sono più livelli da gestire: i figli, la famiglia, la coppia.
Quali sono oggi i criteri perchè una relazione di lunga durata garantisca contemporaneamente: stabilità, intimità e gratificazione dei bisogni individuali? Come può evolvere oggi la coppia verso una relazione di lunga durata, in cui stabilità e intimità non soffochino gli spazi necessari per il soddisfacimento dei bisogni soggettivi?”
Da una ricerca è emerso che ormai anche in Italia il tasso delle separazioni è in aumento. E quindi qual è l’alchimia che consente ancora oggi alle persone di fare famiglia, nonostante la consapevolezza dell’ instabilità attuale delle relazioni e dei rischi che la separazione ed il divorzio comportano?
A. Canevaro, psicoterapeuta che si è occupato a lungo della coppia, chiama in causa “l’amore romantico”.
L’amore romantico è una condizione che tutti almeno una volta nella vita abbiamo sperimentato, condizione che talvolta porta all’alterazione della realtà, stato in cui non esiste null’altro all’infuori della persona amata. In questa condizione di “illusione”, al partner vengono attribuiti solo pregi, egli viene visto come “perfetto”, si è portati a pensare che la relazione attuale sarà portatrice unicamente di gratificazioni e che sarà eterna.
I greci chiamavano questo stato “divina mania”, una sorta di follia temporanea.
L’ amore romantico richiama la fusionalità, cioè quell’ attitudine alla possessività dell’ altro, che tradisce una mancanza di senso di Sé, di individualità.
Tutti gli esempi della letteratura ci danno purtroppo un’immagine dell’ amore fusionale come di un amore tragico, un amore destinato a non durare, un amore temporaneo.
L’amore romantico sembra che abbia infatti una durata di 2\3 anni e che spesso le coppie non riescano a superare la fase calante, non riescono a trasformare questo sentimento di passione, se vogliamo adolescenziale, in un sentimento più maturo, e la società contribuisce a non rendere tale passaggio facile da affrontare.
All’ “illusione” dell’ amore romantico segue la “delusione” nel vedere che l’ altro, il partner (o meglio, gli aspetti che NOI avevamo attribuito al partner), non è così perfetto come credevamo, emergono i difetti del carattere, le intolleranze reciproche, le differenti visioni della vita etc.
Questa è la fase in cui la relazione entra in crisi, e spesso porta alla rottura della coppia.
Ci sono poi dei casi, ma ciò avviene raramente, in cui alla fase della delusione segue la fase della “disillusione”, ovvero una presa di consapevolezza delle caratteristiche del’ altro, e la voglia di rimanere con l’ altro così com’è.
Tale processo prende le mosse dalla trasformazione dell’ amore romantico in quello che possiamo definire amore maturo.
L’ amore maturo è il contrario dell’ amore fusionale, in cui ognuno perde la sua identità nell’ altro, che dà luogo alla simbiosi.
Lo scrittore francese Antoine de Saint-Exupèry definisce l’amore come “quel delicato processo in cui si è ricondotti all’incontro con se stessi”, che appare come una buona definizione dell’amore maturo.
L’amore maturo implica infatti l’ accompagnamento dell’ altro alla ricerca della propria identità, quindi il completamento dell’altro. Questo tipo di amore può crescere nel tempo, mentre l’amore romantico ha un tempo limitato.
Nell’ amore maturo c’è la condivisione della vulnerabilità, la crescita dell’intimità, il dialogo, il recupero della propria individualità, di un’ identità separata dei due membri della coppia.
L’ amore romantico e l’ amore maturo sono quindi due facce della stessa medaglia, quando si ha la fortuna di permettere la sua evoluzione. Fondamentale diventa allora il reciproco care-giving, cioè il prendersi reciprocamente cura del partner.
La parola chiave risulta essere “rinegoziazione” dei ruoli, degli spazi, dei tempi, e questo è un processo evolutivo che in una coppia solida e sana, dura per tutta la vita.
A ciò si contrappone invece la fusionalità, che rappresenta un pericolo per la coppia, il rischio infatti è quello che si crei un legame simbiotico che non lascia spazio alla differenziazione. I legami simbiotici nascono da una profonda mancanza di incontro, mentre una coppia sana è caratterizzata dall’ incontro e dalla negoziazione dei propri bisogni.
L’ orientamento sistemico relazionale, tiene in grande considerazione non soltanto il livello generazionale della coppia, ma allarga il campo anche alla famiglia estesa, in quanto il modello di relazione che ognuno mette in gioco nella sua vita, è a sua volta stato appreso al’interno del sistema in cui si è cresciuti, appunto, la famiglia d’origine.
Gli studi su quello che viene definito dagli psicologi “stile di attaccamento”, indicano proprio le modalità che ognuno ha appreso di entrare in relazione con gli altri, e che ci possono aiutare anche a comprendere il modo in cui gestiamo le nostre relazioni di coppia.
Un bambino i cui genitori hanno risposto con sensibilità ed affidabilità ai suoi bisogni tenderanno a sviluppare un attaccamento sicuro, ed avranno una maggiore capacità di distanziarsi dalla famiglia d’origine per fondare un loro nucleo familiare. I bambini di genitori poco sensibili e scostanti, avranno invece più probabilità di diventare ansiosi nelle loro relazioni, e di manifestare un bisogno di dipendenza dai genitori non completamente soddisfatto (pensiamo ai figli “mammoni”).
L’amore romantico è un amore poco obiettivo, ma risulta comunque il primo passo per differenziarsi dalla famiglia d’origine, perché nella coppia appena formata si dovrà creare un nuovo equilibrio da costruire tra appartenenza e senso di differenziazione.
La coppia che si sta formando è impegnata in una negoziazione di distanza emozionale e fisica da ogni membro della sua famiglia d’origine. La differenziazione emotiva, (cioè l’ indipendenza) dal nucleo originario sta infatti proprio alla base della capacità di formare una famiglia autonomamente.
Oggi tuttavia nella formazione delle nuove relazioni di coppia si devono affrontare molte difficoltà relative alle precedenti relazioni con la famiglia d’origine.
I sostanziali mutamenti della società odierna verso un individualismo esasperato, l’ aumento della longevità, e tanti altri fattori sociali, fanno si che la coppia genitoriale, dopo l’ uscita dei figli da casa, debba affrontare un altro periodo di 20/30 anni in una nuova dimensione coniugale (la fase del nido vuoto).
Ciò comporta una forte ed impegnativa ristrutturazione della relazione, e quanto più la famiglia d’origine è disfunzionale, più risulta difficile per un figlio questo distacco, in quanto questo verrà più o meno consapevolmente ostacolato perché percepito come una minaccia alla propria stabilità.
La nuova coppia quindi non sarà libera nella costituzione della nuova famiglia, perché entrambi i partner si porteranno dietro le dinamiche delle proprie famiglie d’origine.
L’ incontro di coppia, possiamo immaginarlo quindi come l’ incontro tra due assi perpendicolari: quello verticale, dell’ “essere figli”, quello orizzontale, dell’ “essere coppia”. Più viene rinforzato il vincolo di coppia più ne consegue un indebolimento del vincolo della filiazione.
Tra questi due assi è importante l’equilibrio, il bilanciamento, tra i bisogni della coppia e quelli di filiazione, cioè una chiara differenziazione dalla famiglia d’origine che ha consentito al figlio di soddisfare i suoi bisogni di dipendenza e appartenenza, perché un disequilibrio, può portare alla comparsa di sintomi, che possono emergere in svariate forme: tradimenti, insoddisfazioni, stallo di coppia, separazione etc. Veri e propri sabotaggi dall’ interno della coppia.
Le influenze delle famiglie di origine, così come hanno accompagnato le fasi individuali di crescita, di autonomia, di distacco e di progettualità esistenziale, continuano a condizionare l’andamento della coppia, attraverso il vincolo delle alleanze.
La differenziazione dal contesto originario è un percorso che non finisce mai perché gli schemi affettivi, culturali e psicologici accumulati si autoalimentano nel passaggio da una fase all’altra del ciclo vitale.
Il cordone ombelicale costituito per noi dalle generazioni precedenti rende complesso il lavoro di differenziazione e le “disfunzioni” dell’intero sistema della famigli allargata rischieranno di ripercuotersi sulla coppia.
Affrontare i problemi di coppia significa quindi anche fare i conti con le “disfunzioni” relazionali del sistema familiare d’origine.
E’ vero anche che come le disfunzioni della famiglia possono ripercuotersi sulla coppia, ognuno di noi, nella scelta del partner, mette in gioco meccanismi di ripetizione o di correzione dei propri modelli familiari.
Una chiave di lettura utile nel lavoro con le coppie è dunque quella secondo cui se una coppia “esiste” è perché ne ricava dei vantaggi.
Compito dei terapeuti è quello di cercare questi vantaggi, cioè qual’è il trattamento che un partner richiede all’ altro, svelare gli effetti che lo stare insieme ha per i membri della coppia, non solo in relazione a se stessi, ma anche in relazione alle famiglie d’origine.
In sostanza: con la mia scelta relazionale, cosa sto chiedendo al partner, cosa comunicando e a chi sto comunicando? Il malessere di coppia, cioè il “sintomo” portato in terapia, viene letto quindi come espressione del sistema in cui è emerso.
Le riflessioni sulle famiglie d’origine sono dunque importanti per far emergere i nodi presenti nella coppia e nel sistema allargato.
Molti problemi della coppia sono spesso problemi non risolti nella generazione precedente.
Il passato di ognuno di noi, influenza quindi inconsapevolmente la costruzione stessa delle nostre relazioni, la sfida clinica dei terapeuti è proprio quella di rendere consapevoli le nostre premesse per aumentare la libertà e l’ autonomia nelle nostre scelte.
Questa è ovviamente solo una visione parziale di cos’è la coppia oggi, e di quali sono i meccanismi della sua formazione e mantenimento. E’ stata privilegiata una visione della coppia abbastanza tradizionale, ma ci sono tanti altri tipi di coppia su cui sarebbe possibile e opportuno aprire delle riflessioni.
Angela Marchetti psicologa – psicoterapeuta – psicotraumatologa EMDR