Non posso non concordare con i colleghi che osservano quanto questa quarantena prolungata potrebbe (e sottolineo “potrebbe”) avere degli effetti, più o meno negativi sui bambini, in quanto sono state stravolte le loro routine, routine che contribuiscono a dare loro serenità, sicurezza e controllo sulla loro vita. Si tratta di un periodo in cui manca la scuola, la presenza dei compagni, delle maestre, mancano le figure fondamentali dei nonni, dei parenti, degli amichetti, manca andare al parco, uscire all’aria aperta a giocare. Ma sta accadendo una cosa che probabilmente mai più succederà, almeno così a lungo: i bimbi si trovano h24 a casa con i loro genitori, possono vivere un tempo dilatato, possono passare molto tempo insieme alla mamma ed al papà (che non significa necessariamente stare a giocare tutto il giorno con loro, ma anche semplicemente coinvolgerli, nelle attività quotidiane di gestione della casa, dalla preparazione del pranzo alla sistemazione della cameretta e così via), possono organizzare il tempo in autonomia, possono perchè no, anche annoairsi un po’ (e questo, in giusta misura, non è affatto un male, dato che la frustrazione prodotta dalla noia è un grande stimolo al pensiero creativo), ma l’aspetto più importante è che il modo in cui questo tempo viene vissuto in termini emozionali, contribuisce a proteggere i nostri bimbi dagli esiti potenzialmente traumatici di questo periodo.
Siamo certi di poter dire che questi bimbi avranno dei problemi a causa di questo periodo? Io non ne sarei così sicura. Intanto possiamo osservare i segnali che ci mandano, che come sempre con i bimbi, non sono segnali “verbali” ma il più delle volte psicosomatici: il loro sonno è mutato? Dormono come sempre? Mangiano come sempre? Come affrontano la giornata? Sembrano sereni? Se si, allora direi di stare assolutamente tranquilli. Sono particolarmente nervosi? Sono particolarmente agitati? Questo potrebbe essere un effetto della quarantema, l’agitazione potrebbe essere un modo per scaricare la loro infinita energia, ed anche un nervosismo maggiore, o una maggiore difficoltà ad essere consolati, possono essere normali. Hanno subito una regressione rispetto a fasi precedenti (sono tornati a non trattenere urine e feci)? Hanno spesso incubi angoscianti? Mettono in atto giochi con contenuti ripetitivi? Anche in questi casi, in cui è possibile ipotizzare che si tratti di segnali di stress dovuti alla quarantena, tenere presente che si tratta di condizioni che il più delle volte saranno comunque transitorie, che nel tempo andranno in remissione, può aiutare a rasserenare noi genitori. Quello che però, più di ogni altra cosa può aiutare questi bimbi, è senza dubbio la possibilità di parlare con loro, spiegare, con un linguaggio adatto alla loro capacità di compresione, cosa sta succedendo. In rete non mancano flastroche, favole, video e giochi, a tema coronavirus, per spiegare cosa sta accadendo, e per dare significato al periodo particolarte che tutto il pianeta sta vivendo.
L’aspetto però più importante su cui personalmente mi interrogherei, e inviterei a riflettere tutti i genitori del gruppo è lo stato d’animo con cui stiamo vivendo la quarantena noi adulti.
Immagino che tra di noi, ci siano tantissime persone che attualmente non lavorano, con guadagni pressochè azzerati, attività bloccate, ansia per il futuro e per i propri cari magari anziani, per non parlare dello stress di avere i figli h24 a casa (l’altra faccia della medaglia) e tante altre preoccupazioni, che inevitabilmente, anche se cerchiamo di nascondere, di mitigare, di controllare, non possono non trasferirsi ai nostri figli, che come sappiamo, hanno antenne tali che il MUOS gli fa un baffo.
La consapevolezza maggiore che dobbiamo avere è proprio quella che i bimbi, danno significato alla realtà, attribuiscono senso a ciò che accade, attraverso i nostri occhi, le nostre emozioni, le nostre reazioni, anche quelle che noi pensiamo di celare benissimo. Allora potrebbe venire spontanea l’idea che, nascondere il nostro disagio, sia un modo per proteggerli da questo stress.
Ma siamo sicuri che “nascondere” sia la strategia migliore? Direi di no, se è vero, come abbiamo appena detto, che ai bimbi non si puà nascondere nulla, il modo migliore per non creare loro confusione, per consentire loro di mantenere il controllo della situazione, è senza ombra di dubbio, utilizzare il principio della verità, sforzarsi di essere quanto più possibile sinceri, nel rispetto delle loro capacità di compresione. E’ questo che, più di ogni altra cosa, può determinare l’esito di un momento come questo. Ricordiamoci che noi siamo i regolatori emotivi dei nostri figli. Se noi interpretiamo in modo esclusivamente negativo la situazione attuale, è facile che loro usino la nostra decodifica per fare lo stesso, quindi potrebbe essere utile lavorare su noi stessi, affinchè possiamo provare a attribuire un senso a tutto questo, un senso che possa essere compreso e condiviso dai nostri figli. Questo è il modo migliore per proteggere i nostri bimbi, fornire gli strumenti e la consapevolezza che si può anche stare male, ma che poi si può stare meglio, consentendo loro di capire che non bisogna soffocare le emozioni negative, ma riconoscerle, viverle e condividerle. Non possiamo impedire ai nostri figli di provare emozioni negative, ma possiamo fornire loro gli strumenti per riconoscerle, gestirle e superarle. Possiamo cioè aiutarli ad essere resilienti.
Fidiamoci dei nostri bimbi, che sono molto competenti, e vedremo che pian piano, così come si sono adattati, anche con fatica, a questa situazione nuova, saranno perfettamente in grado di riadattarsi e riconoscere la vita fuori da casa, senza che questo periodo si trasformi necessariamente in un problema.
Angela Marchetti psicologa – psicoterapeuta – psicotraumatologa EMDR
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